Toubillon

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Alessia era più splendida del solito. Almeno per me. Una bambolina incantevole, splendida. La guardavo e rabbrividivo. Ero attratto da lei in modo sconvolgente. Come un lampo nella mente mi accecarono le parole "attrazione fatale". Perchè così voluta dal fato, inevitabile, ma che conduceva alla devastazione totale.

Mi scosse la sua voce, dolce, carezzevole.

"Pa', io andrei a fare un pisolino, e tu?"

Mi scossi.

"Forse esco..."

"A quest'ora, con questo caldo? E dove vai?"

"Non lo so..."

Si strinse al mio braccio.

"Se esci vengo con te!"

Le sorrisi le carezzai i capelli.

"Va bene... resto a casa... provo a leggere, a guardare la TV... a riposare... tu va pure..."

Si alzò sulla punta dei piedi e mi scoccò un bacione sulla guancia... proprio vicino alla bocca.

"Ciao pa'... non uscire... mi raccomando... ho paura a restare sola in casa..."

"Sicura, piccola... non esco!"

Andò nella sua camera.

Io andai nella mia, mi rinfrescai, mi misi in shorts. Indossai solo quelli, e calzai scarpe da riposo. Presi il giornale e tornai nel tinello, una stanza abbastanza fresca, e mi misi a leggere. Ogni tanto dovevo tornare indietro perché mentre gli occhi scorrevano le righe la mente pensava ad altro.

Non so quanto tempo trascorse, ma improvvisamente sentii un passo leggero, scalzo, e sulla porta apparve Alessia... Ma quella, allora, lo faceva a bella posta... Una camiciola trasparente e ben sopra il ginocchio. Di quelle che ai tempi universitari chiamavamo le 'mantovane' della fica. Già, 'mantovana', come la corta striscia che copre la parte superiore della tenda!

La guardai.

"Non dormi Ale?"

Teneva le labbra strette, un po' pronunciate, come fanno le bimbe vezzose.

Scosse la testa.

"No, non posso dormire... mi culli pa'?"

Si avvicinò a me, sedette sulle mie gambe!

Ecco, ci risiamo! Solo il sottile tessuto di cotone divideva quel meraviglioso culetto dal mio pisello che non aveva proprio bisogno di provocazioni del genere. E lo dimostrò subito, impetuosamente!

Alessia mi mise le braccia al collo e poggiò la testa sul mio petto nudo.

Un vero e proprio supplizio, un tormento. Sarebbe stato meglio uscire... pensai perfino di andare in cerca di una delle tante professioniste del sesso.... Così... per scaricarmi, esaurirmi, svuotarmi completamente, per impedire gli effetti dell'eccitazione.

Intanto, però, carezzavo le cosce, le natiche di Alessia, che era ferma con gli occhi chiusi. Prese una mia mano, delicatamente, la infilò sotto la camiciola, su una sua tettina. Rimasi fermo un momento, poi... eh... si... poi.. la carezzai, titillai il capezzolino che s'era eretto, insistetti, e lei si dimenava lentamente e respirava sempre più forte... Fu più che naturale scendere, con la mano, tra le sue gambe, nel bosco dorato... Le cosce si dischiusero... sentii il turgore prepotente delle grandi labbra, il tepore umido e vibrante delle piccole, il fremito del clitoride, ed ogni volta che lo titillavo lei sobbalzava... non mi azzardai a intrufolare un dito nella vagina... aveva detto che non lo aveva fatto mai... ma quelle carezze erano più che sufficienti per farla sussultare... sempre di più, finche non sentii il calore dei succhi che gocciavano da lei, e Alessia fu scossa da un travolgente orgasmo che le faceva gorgogliare suoni confusi, senza nesso.

Si abbracciò forte... "Ooooooooooooh, paì...... oooooooooooh!" E improvvisamente mi baciò sulla bocca, avidamente.

Inutile dire le condizioni del mio fallo. Era impazzito!

Alessia si alzò, come un automa, con lo sguardo vitreo, inespressivo, le labbra dischiuse, le nari frementi... Senza parlare, si denudò completamente, si abbassò afferrò i miei shorts e con decisione, con una forza che non le conoscevo, li tirò giù... quasi cadevo dalla sedia... alzai un po' le natiche e ricaddi a sedere col mio sesso irresistibilmente rivolto...al cielo...

Lei si sedette a cavalcioni, come aveva fatto al mattino, ma questa volta tra noi non c'era nulla... il mio fallo... la sua vulva... Ero impietrito... prese il glande, delicatamente, tra due dita, lo portò tra le sue gambe... sentii l'umido dell'ingresso della vagina... le stavo per dire di fare attenzione... che avrei provato a strofinarglielo delicatamente, vicino al sesso, tra le natiche... Ma lei ne aveva fatto entrare qualche millimetro tra le piccole labbra, ne sentivo il calore, la resistenza, qualcosa che 'gli' impediva di procedere. Meno male, pensai... s'è fermata... ma anche così è pericoloso... io da un momento all'altro posso ... scaricarmi... e non è proprio il caso di spargere il seme così vicino a lei... dovrei ritirarmi... anche se a fatica, con grandissima difficoltà..

Non finii di pensare a ciò, che Alessia, gridando un "aaaaaah!" che era un misto di dolore e di liberazione, dette un deciso colpo di reni, di bacino e.... s'impalò decisamente sul mio fallo, ingurgitandolo nella sua stretta e palpitante vagina, con lentezza ma con determinazione. Ne sentii il fondo...

Restò ferma un po'. Io non osavo muovermi... Fu lei a iniziare un dolce andirivieni che andò aumentando di ritmo, di celerità... le avevo preso i fianchi... mi chinai a ciucciarle un capezzolino... sentii che la sua vagina si contraeva... poi il suo gemito... lungo... rauco... e un lunghissimo "siiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!"

Accompagnato dall'abbraccio delle sue gambe dietro la mia schiena. Mi aveva imprigionato, con una forza incredibile....

"Ale... Ale... devo... dobbiamo...."

Ma lei stringeva, fremeva, e non ce la feci più, rovesciai in lei tanto di quel seme che non immaginavo neanche poter spargere...

"Ahhhh pa'.....che bello....belloooooooooooo!"

La fatalità s'era compiuta.

Pensai subito che lei certamente non prendeva la pillola....

Mi sembrava impazzire.

Quando si rilassò, ci calmammo, compresi che lei a malincuore sentiva che sgusciavo dal mio grembo... Bordo della sedia, gambe, pavimento, raccolsero quanto fluiva da lei... c'erano evidenti tracce ematiche...

Cosa aveva fatto la mia bambina... cosa avevamo fatto!

Le presi il volto tra le mani.

"Ale, amore mio, ma ti rendi conto di cosa abbiamo fatto?"

"Te l'ho detto, pa', la prima volta devo farlo con chi amo di più al mondo! E non ci potrà essere nessun amore più grande di quello che ho per te.... Grazie...Grazie pa'!"

Mi abbracciò, ma baciò gli occhi, il volto, le labbra...

"Ma quello che abbiamo fatto è pazzesco... ti rendi conto delle possibili conseguenze?"

Alzò le spalle.

"Alessia!"

Mi fece un gesto di saluto, raccolse la sua camiciola, se la mise tra le gambe, sparì.

Io mi alzai a fatica.

C'era da pulire, e bene.

Indossai gli shorts che erano sul pavimento, andai in cucina, presi secchio e stracci e tornai in tinello, a cancellare le tracce del.... Fattaccio. Poi la doccia!

^^^

La sera tornò Marisa. Mi vide preoccupato. Le dissi che era solo un po' di emicrania dovuta al clima.

"Potevi venire con me... non sai cosa ti sei perso..."

"Già... quello che ho perso...."

"Un'arietta deliziosa...."

Quel mal di testa mi durò anche nei giorni successivi.

Solo Alessia era del solito umore, anzi migliore, più allegra e pimpante del solito.

Ero fuori, seduto su una panchina della villa, a sfogliare pigramente e distrattamente un giornale.

Squillò il cellulare.

"Ciao pa'!"

"Ciao Ale."

"Pa'... ho un lieve malessere...."

Fu come se ricevessi un colpo in testa.

"Un malessere? E di che genere...."

Una risata argentina.

"Il solito, pa'... quello che mi viene ogni mese..."

Rimasi senza fiato.

"Pa', ci sei?"

"Ci sono."

"Ha deciso di prendere le pillole, pa'... non voglio che ti preoccupi! Ciao, pa', ti voglio bene!"

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  • COMMENTI
1 Commenti
AnonymousAnonimoquasi 18 anni fa
NATURALMENTE

E' L'AMORE PIU' DIRETTO E NATURALE CHE POSSA ESISTERE, DOVE SI DESIDARE DARE E RICEVERE, NULL'ALTRO!

NELLY

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